Walkscapes - Camminare come pratica estetica

  • Autore: Francesco Careri
  • Anno: 2006
  • Editore: Giulio Einaudi Editore
  • Incisione rupestre, Bedolina, Val Camonica, circa 10.000 a.C.

    Per chi è appassionato di camminate e trekking come me, la lettura di Walkscapes, è stata una piacevolissima scoperta, perchè mi ha aperto gli occhi su cos’è quel piacere nascosto che provo quando devo sbilanciarmi per compiere un passo. Che sia una passeggiata urbana od un trekking in montagna ho sempre la sensazione che quello che sto facendo sia più importante del solo mettere un passo avanti all’altro, quasi stessi compiendo chissà quale impresa. Vedere, collocare e percorrere i luoghi dalle origini dell’umanità si pone come prima forma di descrizione e trasformazione dei luoghi da parte dell’uomo ed esiste una intima differenza tra i luoghi dello stare e i luoghi dell’andare. Questa differenza trova le sue radici calate nel processo creativo ed artistico che l’uomo compie da sempre nel muoversi nei luoghi. Muoversi, camminare, in passato ha significato anche abitare il mondo, modificarlo e trasformarlo creando una serie di percorsi, sentieri necessari per collegare i vari luoghi quotidiani: villaggi, capanne, campi…. Con Walkscapes Careri apre un vaso di Pandora ricco di spunti, materiale, citazioni, immagini, poesie ed inserti tematiche sul camminare, approfondendo i significati che questo ha avuto anche nei movimenti artistici di inizio secolo. Mentre per i futuristi la città è un luogo attraversato da flussi di energia e vorticosi movimenti e la lettura di ciò che vi si svolge si arresta alla mera rappresentazione, l’Atto dell’esplorazione e della percezione sonora, visiva e tattile dello spazio urbano in trasformazione, (il campo dell’azione) viene poi ripresa da Dada – in una operazione dissacratoria dell’arte al fine di unire arte e vita, sublime e quotidiano. Dada lo fa offrendo agli artisti una nuova possibilità di operare sulla città, non intervendo sullo stesso, ma portando l’artista direttamente sul posto da svelare, documentando l’azione, ma senza nessuna operazione materiale da compiere. Nella successiva Deambulazione surrealista  ci si colloca fuori dal tempo, in un territorio empatico. Lo spazio è un soggetto autonomo, un interlocutore che trasporta l’essere in uno stato di incoscienza, ipnosi, perdita di controllo…. un medium attraverso cui entrare in contatto con la parte inconscia del territorio Con la Deriva Lettrista (1956 Théorie de la dérive), invece, la deambulazione surrealista viene superata da un preciso rilievo psicogeografico della città, con correnti, punti fissi e regole prestabilite in base a cartografie psicogeografiche sulle quali vi sono rappresentati spazi e direzioni. Nel 1957 Guy Debord pubblica Naked City nella quale la città è formata da quartieri decontestualizzati, isole che galleggiano collegate da connessioni e traiettorie – arcipelaghi nei quali il girovagare porta alla costruzione di una nuova civiltà. Nel 1967 Richard Long realizza il rivoluzionario A Line Made by Walking, trasformando il camminare da gesto artistico in un concreto segno sul territorio, semplicemente realizzato calpestando l’erba. Tale segno impresso su pellicola fotografica (e che scomparirà al rialzasi dell’erba),  è inequivocabilmente il risultato di una azione e diventa quindi qualcosa che si pone tra scultura ed architettura del paesaggio. Camminare non è mai stato così importante.

    Cuy Debord, The Naked City, 1957

    Richard Long, A line Made by Walking, 1967

    Il volantino della prima escursione Dada e la foto di gruppo a 
Saint-Julien-le-Pauvre – Da sinistra: Jean Crotti, Georges D’Esparbès, 
André Breton, Georges Rigaud, Paul Eluard, Georges Ribemont-Dessaignes, 
Benjamin Pèret, Théodore Fraenkel, Louis Aragon, Tristan Tzara, Philippe
 Soupault.

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